LA LEGGENDA DI SAN PIETRO E PAOLO
Il 29 giugno, nella
capitale romana, si festeggiano i santi patroni SS Pietro e Paolo. Grazie alle
numerose informazioni, sappiamo che molte delle feste cristiane cattoliche
nascono sulle macerie di antiche feste pagane ma non sempre siamo a conoscenza
dei risvolti misteriosi ed oscuri delle leggende ad esse legate.
Anticamente, il 29
giugno, Roma celebrava sul Quirinale la festa del Quirino, divinità che
originava dal dio di Curi, località di insediamento di una tribù sabina che si
fuse con gli abitanti del Palatino. Se la storia ci racconta che Roma accostò
tale divinità a Romolo, celebrando la dualità dell’essere umano,
impersonificata dai due gemelli Romolo e Remo, la Chiesa, nel suo sforzo di
assimilare e cancellare tutte le tracce di religioni precedenti, li sostituì
con le figure dei due padri del cristianesimo cattolico Pietro e Paolo, due
metaforici gemelli nella religione. Al di là delle figure cristiane Pietro e
Paolo nascondono due inquietanti leggende popolari
San Pietro, noto primo
Papa e pietra su cui si fonda il cristianesimo, porta con sé il suo lato oscuro
che lo indusse a rinnegare il suo Maestro per ben tre volte e che
precedentemente lo spinse a tagliare un orecchio ad una guardia. Il suo
carattere irruento e guerrigliero, poco incline alla serenità dei santi, è un
lato della sua popolare riconosciuta innata cattiveria, che lo spingerebbe a
richiedere ogni anno una vittima umana in sacrificio, tramite una misteriosa
morte in mare, in onore del suo antico mestiere di pescatore. Nel periodo di
fine giugno, in effetti, si assiste veramente ad un aumento di morti in mare.
Pietro non è ben visto
nemmeno da Leonardo Da Vinci, che lo ritrae nel suo famoso “cenacolo” con un
coltello nascosto in una mano, con un’aria poco benevola, mentre con un gesto
di minaccia indica con una mano Gesù,
dicendo qualcosa all’orecchio di un San Giovanni anche fin troppo femminile.
Tutto questo alle spalle di un Giuda che tiene in mano il sacchetto delle
monete del tradimento. Secondo alcune teorie, riprese anche dalla penna di Dan
Brown nel suo discusso romanzo di successo “Il Codice Da Vinci”, Pietro
nutrendo gelosia nei confronti della Maddalena, ritratta nel cenacolo al posto
di San Giovanni, complotterebbe in segreto di ucciderla. A guardare bene, il
gruppetto di quattro al lato sinistro dell’opera, sembra più una combriccola di
delinquenti che di beati apostoli.
A quanto pare nemmeno i
parenti di Pietro godevano fama di bontà. Nell’Ottocento era popolare una versione di una leggenda secondo cui, ogni
anno nel giorno di San Pietro, si assisteva ad un forte temporale perché il
diavolo prometteva alla madre del santo di farla uscire dall’inferno per
quell’anniversario, senza mantenere mai la promessa. Altra versione della
leggenda vuole che la madre di Pietro fosse
una persona avida e piena di difetti e alla sua morte venne gettata
nell’Inferno, Pietro addolorato per lei chiese a Gesù di condurla in Paradiso e
lui gli promise di farlo se avesse trovato anche una sola azione buona. Pietro
leggendo nel Libro della Vita di sua madre trovò come sua unica opera di bontà
l’aver regalato ad un poveretto la buccia delle patate da lei sbucciate, con
quelle bucce gli angeli formarono una corda che calarono fino all’Inferno in
modo che lei potesse risalire ma appena lei iniziò la salita le anime dei
dannati si attaccarono a lei trascinandola giù con loro. Il tonfo e le urla di
rabbia della donna divennero i tuoni e i temporali a cui possiamo assistere
alla fine di Giugno.
Se la spiegazione delle
morti in mare può essere attribuita alla voglia di tuffarsi con i primi caldi e
al cambiamento repentino di clima, che può portare ad improvvise e letali
congestioni, il popolo tarantino evita comunque di avvicinarsi al mare alla
festa dei due santi. Ma il popolo tarantino è legato, non solo a Pietro e la
sua macabra leggenda ma anche a Paolo in quanto reputato esorcista e guaritore
di donne tarantolate.
Paolo era noto per
essere sfuggito alla morte per avvelenamento da morso di serpente nell’Isola di
Malta e per praticare particolari riti provenienti da culti dionisiaci, durante
i quali donne dette Menadi, impugnando un tirso e una canna con una pigna in
cima si allontanavano dalla famiglia al suono di flauto e tamburelli,
abbandonandosi a danze sfrenate e mangiando carne cruda. Grazie ai ritmi
ossessivi cadevano in stato di trance risvegliandosi non guarite dalla loro
follia ma con la consapevolezza di aver placato per quel momento i propri
demoni interiori.
Ancora oggi a Galatina,
in provincia di Lecce, si svolgono cerimonie di esorcismo davanti la Cappella
di San Paolo.
Se anche questo può
trovare una spiegazione con il periodo di mietitura del grano, che va dalla
fine di giugno fino a metà luglio, periodo in cui le donne adibite a falciare
grano venivano spesso morse dalla tarantola velenosa e che venivano guarite con
l’aiuto di ritmi tribali, sarebbe bene ricordarci che, in effetti, resistere a
Dioniso significa reprimere la propria natura originaria, quindi buon SS Pietro
e Paolo a tutti e che i vostri demoni interiori vi assistano.
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