LA MISTERIOSA SCOMPARSA DEI FRATELLI PALMER

LA MISTERIOSA SCOMPARSA DEI FRATELLI PALMER






Esistono casi in cui i fiumi, si dimostrano essere pieni di misteri. Molto si può trovare trascinato dalla loro corrente e in molti casi sono l’ultimo giaciglio di corpi abbandonati dalla vita. Corpi riportati a galla e deposti sulla riva come se il fiume stesso, li avesse riportati in superficie per permettere giustizia. Ma non questa volta. Anche qui c’è un fiume ed è il Little Sùsitna River e scorre in quella terra che a ragione viene definita “l’ultima frontiera”, una terra dura, aspra ma di straordinaria bellezza. Siamo in Alaska e più precisamente nella Valle Matnuska- Sùsitna, nella città più grande del distretto dell’area metropolitana di Anchorage. Siamo a Wasilla ed è il giugno del 1999. Non c’è un cadavere nel fiume ma c’è una bicicletta. A circa duecento metri dal fiume c’è una pista di atterraggio privata, nei pressi della pista ci sono un paio di scarpe, bagnate, delle Converse disposte una accanto all’altra. E c’è un gruppo di ragazzi coinvolti in una rissa avvenuta proprio quel giorno ad una festa, una di quelle feste estive dove si beve birra e si va presto su di giri, ragazzi che giurano di non sapere nulla di tutta quella brutta storia. E c’è una famiglia sconvolta per la scomparsa di uno dei quattro figli, Micheal di quindici anni, il più giovane. Micheal Timothy Palmer scompare nel nulla la notte del 4 giungo 1999 e quelle sono le sue scarpe e la sua bicicletta.


Micheal Thimoty Palmer è il più piccolo dei fratelli Palmer , prima di lui ci sono il fratello maggiore Chris, il mezzano Charles  detto Chucky e la sorella Hannah.
Micheal, detto Mike, è  un ragazzo come tanti adolescenti, beve qualche birra e va in cerca di avventure, ama la compagnia dei suoi amici, non ama le limitazioni imposte dai suoi genitori ma non è ragazzo problematico, è un bravo ragazzo. E’ anche un ragazzo dell’Alaska, gli piace fare escursioni, pescare, andare a caccia e in motoslitta. Ha un fisico asciutto, snello ma atletico e allenato e sa nuotare perfettamente. E allora come ci sono finite la sua bicicletta nel fiume e le sue scarpe alla pista di atterraggio?


Quella notte del 4 giugno, Micheal, prima di sparire, si trova insieme ad altri due amici a dormire in casa di un terzo, il gruppetto aspetta che i genitori di quest’ultimo si siano addormentati poi i quattro sgattaiolano fuori casa e si recano in bici a più di una festa. Partecipano anche ad una festa di laurea vicino al Meadow Lake, fuori Wasilla dove bevono qualche birra ma non esagerano,  infatti, in seguito i suoi amici, ascoltati dalla polizia, negheranno che qualcuno di loro, compreso Micheal, fosse talmente ubriaco da sentirsi stordito e perdere lucidità. Erano stati tutti perfettamente in grado di rimontare sulle proprie biciclette e ripartire. Tutto quello che avevano fatto era stato bere qualcosa, chiacchierare con i compagni di scuola e provarci con le ragazze. Non avevano combinato alcun guaio e non ne erano andati in cerca. Se non fosse stato per quella rissa, di cui loro non avevano colpa ma aveva comunque coinvolto Micheal pur non essendone il responsabile. Forse qualcuno aveva fatto il duro e lui non l’aveva mandata giù. Stanchi di aver girovagato da una festa all’altra, verso le 4:00 circa, i ragazzi decidono di tornare a dormire in casa del ragazzo che li aveva ospitati.



La distanza che devono percorrere è di circa  quattordici chilometri ma non ne sono spaventati, loro sono ragazzi dell’Alaska, ben allenati ed abituati a percorre quelle terre selvagge. Pedalano lungo la Pittman Road, in fila,  con Micheal in coda e dopo un po’ lui inizia a rimanere indietro fino a sparire dalla loro vista, tanto che decidono di fermarsi al 7-Eleven sulla Parks Highway ed aspettare per un pò che lui li raggiungesse. Stanchi di aspettare pedalano fino a casa ma  quando arrivano si accorgono che Micheal non li ha raggiunti. Micheal è sparito. Sul momento non danno molto peso alla cosa, pensano infatti che il ragazzo abbia cambiato idea tornando a casa sua, per questo, spiegheranno, non danno l’allarme subito e comunicano la sua scomparsa solo nel pomeriggio del giorno seguente. La madre di Micheal, Lisa Palmer, quella mattina chiama per sapere di suo figlio ma viene erroneamente informata che il ragazzo sta dormendo nella dependance del suo amico. Lisa Palmer si reca sul suo posto di lavoro al Providence Alaska Medical Center, ignara della sparizione di suo figlio.


Ne viene informata solo dopo il suo rientro e si reca alla stazione di polizia dichiarando che Micheal è sparito alle 15:00 di quel giorno, undici ore dopo il suo ultimo avvistamento. Sua madre dichiara anche che Micheal aveva sempre tenuto al corrente la famiglia dei suoi spostamenti e non era da lui allontanarsi senza avvertire e suo padre afferma che fosse impossibile un suo allontanamento volontario in quanto stava per ottenere la patente di guida a breve e aspettava quel momento con impazienza. La sua famiglia è sicura da subito che gli sia capitato qualcosa di brutto proprio nel tragitto di quella notte. Dopo aver ricevuto la denuncia le autorità iniziano le ricerche e non ci vuole molto tempo per scoprire la bicicletta. La Little Su, quella bicicletta che lui aveva preso in prestito, ora è nel Little Susitna, il fiume che corre all’incirca parallelamente all’incrocio tra Pittman Road (la strada che i quattro avevano percorso) e Silver Drive.



La prima supposizione è che sbandando per l’ubriachezza o la stanchezza Micheal sia caduto dalla bici nel fiume e sia morto per ipotermia poco dopo e che le acque ne abbiano trasportato via il cadavere. I corpi sommersi nelle acque dell’Alaska sono difficili da trovare, a causa del clima rigido i cadaveri in decomposizione sono appesantiti dal limo glaciale e non riescono a risalire.  Ma a guardar bene l’acqua in quel punto è piuttosto bassa ed anche se fosse caduto in acqua e avesse perso conoscenza battendo la testa, uno sbarramento del fiume poco più avanti avrebbe bloccato il suo corpo e lo avrebbe fatto riemergere. Nemmeno i cani della polizia rintracciano alcuna presenza di Micheal in quel luogo. Per quanto cercano, di Micheal non c’è alcuna traccia. E poi era proprio da escludere una morte per annegamento, Micheal sapeva nuotare benissimo. Ma se la scoperta della sua bicicletta e la sparizione del suo corpo possono da loro rappresentare un mistero giunge nell’immediato la scoperta delle scarpe da ginnastica del ragazzo, delle Converse Chuck Taylor, bagnate e fangose, presso una pista di atterraggio privata. Adesso anche gli agenti sono sicuri che il ragazzo non si sia allontanato volontariamente e che qualcosa di tragico sia accaduto quella notte, l’ipotesi che sia sceso dalla sua bici e si sia tolto le scarpe per proseguire in chissà quale direzione sembra decisamente improbabile a tutti. Si pensa allora ad una aggressione, magari i ragazzi con cui aveva litigato alla festa potevano averlo seguito, fatto cadere dalla bici, trasportato duecento metri più in là e malmenato ma ciò che non aveva un senso era l ‘accuratezza con cui erano state poste proprio quelle scarpe,una accanto all’altra, non come se fossero scivolate dai piedi ma come se fossero state tolte di proposito e poggiate. Da controlli, inoltre, nessun aereo era decollato quella notte perciò non c’è alcun testimone. La polizia allora interroga tutti i presenti alla festa in cui era scoppiata la rissa e soprattutto i ragazzi coinvolti sottoponendoli addirittura all’esame poligrafico ma ottiene sempre risultati negativi, i ragazzi stanno dicendo solo quello che veramente sanno, Micheal ha lasciato la festa e poi è sparito.


Alcuni mesi dopo la scomparsa di Micheal, un giovane del posto racconterà una strana storia, dirà di essere stato testimone di come quel povero ragazzo fosse stato picchiato e poi gettato da un ponte ma interrogato dalla polizia il giovane ritratterà affermando di aver inventato tutto. Il padre di Micheal, non credendo alla storia vaga dei tre amici, assume due diversi investigatori privati. Ad aggiungere mistero alla storia uno di loro racconterà di essere stato obbligato a lasciare la cittadina perché minacciato mentre l’altro affermerà di aver scoperto che Micheal non aveva mai lasciato quella festa ma era stato vittima di un rapimento o addirittura di un possibile omicidio. Tuttavia queste affermazioni non possono essere provate perciò questa pista non viene portata avanti dalla polizia.  Micheal non venne mai ritrovato, né vivo nè morto e nessuno venne accusato. Il caso venne chiuso e Micheal Timothy Palmer scomparve inghiottito da quella terra che amava. Con il tempo circolarono strane storie di possibili complotti e la scomparsa del povero ragazzo divenne una leggenda, ma poi, il caso della scomparsa di Micheal Timothy Palmer si fece sempre più sbiadita nella mente dei cittadini di Wasilla. Ma non smise mai di essere una costante fonte di dolore per la famiglia Palmer.



Questa storia potrebbe sembrare  la trama perfetta di un thriller ma come tutti i thriller il finale non è mai il primo che ci viene proposto. Cambiamo scenario ed arriviamo all’aprile del 2010.
I protagonisti sono ancora una volta i Palmer, questa volta sono i fratelli maggiori di Micheal, Chuck e Chris, ormai adulti ma rimasti sempre in stretto contatto. Anche loro hanno la passione per le escursioni e le attività all’aperto e infatti in questo momento stanno facendo una escursione con la motoslitta, insieme ad alcuni amici e parenti, sulle montagne di Talkeetna, a Bald Mountain che dista circa un’ora da Wasilla, sfruttando le ultime nevicate che in aprile ancora permettono le sciate prima dell’arrivo della primavera.  Il 10 aprile 2010 il manubrio della motoslitta di Chris Palmer si spezza e lo costringe a tornare indietro aspettando il ritorno degli altri che erano andati in giro per boschi. Il gruppo delle motoslitte è di ritorno sul sentiero principale, quando, essendo il più lento,  Charles Edwin  Palmer V, detto Chucky, rimane in coda, esattamente come era successo a suo fratello quella sfortunata sera della sua scomparsa.


E proprio come Micheal anche Chuky sparìsce nel nulla. Gli amici, non vedendolo iniziano immediatamente le ricerche ma quando dopo alcune ore queste si dimostrano vane chiamano una squadra del Soccorso Alpini dell’Alaska, più di 40 uomini dell’Alaska Mountain Rescue sondano tutto il territorio accidentato vicino la Bald Mountain, dove Chuky era stato avvistato per l’ultima volta. Ma è solo dopo che smette di nevicare che la motoslitta di Chucky viene individuata. E’ bloccata nelle neve,  non sul sentiero principale ma lungo un sentiero laterale situato a circa 19 km dal punto dell’accampamento. Di Chucky, però, non c’è alcuna traccia. Consumato dai sensi di colpa, il fratello Chris, è sicuro che quell’ennesima tragedia si sarebbe potuta evitare se lui non fosse tornato indietro e avesse guidato l’escursione.


Non si trova alcuna impronta intorno alla motoslitta ma questo poteva essere dovuto alla neve che posandosi aveva ricoperto le possibili tracce. Se ne dicono tante però e il capo dei vigili del fuoco di una cittadina vicina, membro della ricerca di quel giorno, afferma che non poteva esserci nessuna spiegazione plausibile per la mancanza di tracce sul luogo del ritrovamento, all’infuori di un rapimento alieno, secondo la sua teoria, un UFO di passaggio, avrebbe portato via lo sfortunato Chucky. Le ricerche continuano fino a Giugno, quando con il disgelo tutti si aspettano di veder emergere il cadavere del povero trentenne ma stranamente non viene ritrovato né il cadavere e né alcun indizio utile. Come suo fratello Micheal undici anni prima, quelle terre lo hanno completamente inghiottito.

Le autorità giunsero alla conclusione che il corpo di Chucky fosse stato devastato da quello che viene chiamato “elemento critico”, ovvero fosse stato divorato e sparpagliato nel bosco dagli animali in modo tale che i suoi resti fossero impossibili da localizzare. Ma sebbene la fauna dell’Alaska spieghi la scomparsa del cadavere i dubbi rimangono, nessuno riuscì mai a fornire una valida spiegazione sul perché Chucky avesse deviato dal sentiero principale e l’inspiegabile assenza di tracce accanto alla motoslitta.  Nessuno riuscì mai a spiegarsi come due terribili fatti di scomparsa potessero essere capitati alla stessa famiglia con dinamiche così simili e probabilmente nessuno riuscirà a farlo .Ma un indizio forse può venire da uno dei fratelli rimasti, Chris, che parlando della tragedia della sua famiglia disse: “Non avrei mai pensato di dover fare i conti con questo schifo un’altra volta. Come può essere che due fratelli della stessa famiglia spariscano?” in effetti anche se nel primo caso si può ipotizzare un assassinio nel secondo dovremmo pensare che sia solo una macabra coincidenza? O forse Chris allude a qualcosa o qualcuno di preciso che si è accanito sulla sua famiglia e chissà su chi altro?

Una cosa è certa, l’Alaska è un posto dove le persone scompaiono, la percentuale delle sparizioni è il doppio della media nazionale, dal 1988 le autorità hanno ricevuto 60.000 segnalazioni di persone scomparse. Complici gli animali selvatici, gli insetti pericolosi, il vastissimo territorio e i pochi agenti a controllarlo, se ne conta uno per ogni 3.700 km quadrati.. Esiste però una leggenda degli indiani (THuinnith) Tlingit , secondo questa leggenda una divinità malvagia di nome Kùshtaka, di aspetto metà uomo e metà lontra, affamata di anime, intrappola i viaggiatori incauti e li porta nel suo magico regno. Sia per mano di un pazzo assassino, di un animale o di Kushtaka, il  caso della famiglia Palmer rimane tutt’ora irrisolto.

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